Vita

RIONE S. GIACOMO (VIA B. CROCE)

Eravamo un esercito! Un’intera generazione divisa in tre fasce di età. Era il 1969 e, di lì a pochi mesi, sarebbero cominciati i mitici anni ’70. Noi popolavamo un quartiere di periferia, di estrema periferia, situato nella parte nord della città , il rione S. Giacomo. Dopo di esso e intorno ad esso, il nulla. Eravamo i padroni indiscussi di un’intera area cittadina. I nostri confini avevano un sapore di supremazia…..ad est si allargava , come una grossa macchia dai colori scuri e intensi, un enorme mandorleto privato, circondato da un muretto che, però, non ci impediva di arrampicarci, saltare come scimmie sugli alberi e tornare giù con sordi tonfi sul terreno e carichi di mandorle tenute insieme nelle magliette ripiegate sulle pance. Poi, al di qua del muretto, ci sistemavamo in un punto, lontano da occhi indiscreti, e con grosse pietre battevamo sui gusci verdi e vellutati di quel frutto che aveva un sapore di sfida. Oltre il mandorleto sorgeva, al centro di un prato incolto, un casolare abbandonato, dall’aspetto tetro e fiabesco al tempo stesso. Era un’altra attrattiva per tutti noi e rappresentava un’altra prova di coraggio perché dovevamo avvicinarci il più possibile e spiare dalle finestre quell’intimità che sembrava essere stata lasciata lì, all’improvviso. Per noi fu sempre la casa dei fantasmi…..vivevamo quel presente senza grandi pretese e sognavamo con facilità.

CAMPO SCUOLA

Ricordo quegli anni vissuti con spensieratezza e tanta allegria. La mia timidezza ormai era circoscritta solo ad alcune situazioni, ma stavo imparando a gestirla e, soprattutto, a superarla. Mi piaceva tantissimo allenarmi, competere, gareggiare. Il campo scuola per me era un luogo di amicizia, prima che di sport. Mi bastava trascorrere i miei pomeriggi “sul campo-scuola” ,come usavamo dire tra noi ragazzi, per avere la certezza di aver speso bene il mio tempo e anche con buoni amici.

VIA ROMA  e PIAZZA  VITTORIO VENETO

Ormai inizio anni ’80. Ricordo che c’era una età in cui si smetteva di giocare nel proprio rione, per strada, e ci si spostava in centro, arrivando con l’autobus e dando così il via ad una “iniziazione” sociale, verso i 16 anni. Quando giungeva quel momento cambiavamo l’ espressione del viso, il modo di parlare e atteggiarsi e anche il look. Ricordo che prima di me ne avevo visti tanti spostare il loro baricentro di interesse, comprese le mie sorelle maggiori ma, quando arrivò il mio turno, non ero affatto in attesa emotiva per quello che sapevo non mi avrebbe reso più felice di come già lo ero, in semplicità. Però ricordo le mie passeggiate in via Roma, i primi sguardi di ragazzi interessati a me, i primi veri ma imbarazzanti corteggiamenti, le prime dichiarazioni sentimentali. La piazza, invece, era percorribile dalle auto e nessuno poteva immaginare che esistesse una città sotterranea , emersa negli anni successivi. Quella parte della città era il centro in cui si svolgeva la vita semplice di noi ragazzi.

I SASSI

Questa zona, insieme a tutta la Murgia, chiude la mappa, ma solo cronologicamente. Io mi sono sentita sempre attratta da questi luoghi, probabilmente perché, fino a qualche anno fa, erano off limits per il loro degrado. Ne sentivo parlare da piccola, ogni tanto potevo vederli da qualche affaccio, ma nulla di più. Però la mia curiosità mi ha accompagnato da sempre….

….. Mi osservi. La nostra amicizia è nata da poco. Mi hai cercata. Mi sei venuta a far visita prima timidamente, quasi con paura. Per te ero ancora un mistero, un luogo intrigante ma inesplorato. Tuttavia provavi una forte attrazione per ciò che sapevi potevo offrirti. Così hai deciso. Non è trascorso molto tempo e hai capito che voglio essere amata e rispettata. Ho bisogno di accogliere gente che conosca e riconosca ciò che mi fa star bene. Ora mi trovi sporca, in alcuni tratti, e me ne vergogno. Sono invecchiata e quelli che un tempo erano i miei spazi incontaminati, ora appartengono a chiunque. Dovrei essere felice di questo, e in parte lo sono, ma pretendo rispetto alla mia età. Ho ospitato genti antiche nelle mie grotte, ho dato i natali a illustri nomi, le mie viscere donano ancora buoni frutti, le mie profonde cavità riemergono ancora per urlare una vita nascosta sottoterra, che vuole solo farsi scoprire. Desidero ancora farmi toccare da mani esperte, scivolare tra le dita di chi sa apprezzarmi, accarezzandomi…..